ESPRESSO ON-LINE

Marco Polo su due ruote. Da Venezia a Pechino no stop

Per la prima volta sulla Via della Seta, attraverso tredici Stati fino alla moderna corte del Kublai Kahn. Ecco il racconto del raid d’avanscoperta

di Alberto Fiorin

Aprile 2001

(s.m.) Il 25 aprile 2001, Alberto Fiorin parte da Venezia alla volta di Pechino. In bici. Una prima assoluta. Dodicimila chilometri lungo la Via della Seta, sette secoli dopo l’avventura di un altro grande veneziano, Marco Polo. Sono in nove i nostri eroi: un ingegnere elettrotecnico, un grafico pubblicitario, un commerciante, tre elettricisti, un impiegato, un insegnante, un imprenditore, un fotografo. Il loro “Milione” lo trovate narrato giorno dopo giorno sul sito www.marcopolo2001.it. Ma ecco, qui di seguito, il racconto di come è nata l’idea di questo viaggio: da una prima pedalata in Cina di Alberto e della moglie Tiziana, nel 1987.

Ho fatto un incidente in Piazza Tienanmen. In bici. Sì, proprio nella piazza più grande del mondo, quella in cui possono stare 8 campi da calcio uno a fianco all’altro!
Sono riuscito a centrare, con la mia bicicletta a nolo, un altro ciclista fermo al centro di una delle decine di corsie che corrono attorno all’enorme cuore di Pechino.
Il motivo di questo piccolo incidente è presto spiegato: è avvenuto nell’unico momento di tutto il nostro viaggio in cui abbiamo creduto di pedalare rilassati, in questo spazio immenso non più affollato da migliaia di altre biciclette che sfrecciano a fianco, davanti e dietro, a pochi centimetri dal manubrio e dalle ruote, e senza la continua melodia di sottofondo del campanello che migliaia di ciclisti contemporaneamente suonano per avvisare del proprio arrivo.
Era il 1987, per me e Tiziana era il primo viaggio “importante”, 45 giorni in una nazione grande come un continente ma affollata come due. In effetti avevamo scelto come prima esperienza di viaggio extracontinentale una meta abbastanza “difficile”, data la quasi inesistente diffusione della lingua inglese e la conseguente difficoltà di espressione e comunicazione. In realtà quel viaggio si è rivelato sufficientemente “facile” e i contatti con la popolazione si sono dimostrati tutto sommato agevoli, grazie soprattutto alla mimica e all’espressività del viso che fanno di noi italiani dei maestri assoluti.
Di quel magnifico viaggio porto ancora dei ricordi vividi come gli affollati mercati popolari, le facce degli improvvisati compagni di viaggio di tutte le razze, i viaggi avventurosi su barche instabili nei fiumi limacciosi, la Muraglia Cinese, i ristoranti lungo le strade, gli spaghetti, i ravioli, le bacchette, le sputacchiere… ma ciò che più mi è restato impresso è stata proprio l’emozione di pedalare lungo le strade cinesi.
Eravamo nella nazione che possedeva il maggior numero di biciclette al mondo… e si vedeva. Era come se ad ogni minuto in ogni strada di ogni città della Cina passasse il gruppone del Giro d’Italia. E poi colpiva la loro totale indisciplina, accompagnata, e qui sta la prima grossa delusione, da una generale poca abilità nella conduzione del mezzo: svolte improvvise senza alcuna segnalazione manuale, frenate brusche, percorsi zig-zaganti, insomma un vero tormento per noi disciplinati turisti e ciclisti occidentali venuti qui con l’intenzione di imparare umilmente dai maestri delle due ruote.
In ogni caso, pedalare nei vicoli di Shanghai tra banchetti di spezie, tra frutta e verdura di tutti i tipi, in mezzo a galline vive, a serpenti scuoiati, a maiali, tra fucine di fabbri e negozi di barbieri all’aperto è stata un’esperienza assolutamente unica, anche dal punto di vista olfattivo: in uno stesso vicolo ci si impregnava di tutti i profumi del mondo.
E il procedere in bicicletta, rispetto a muoversi a piedi, offriva ovviamente maggior movimento e autonomia.
Incredibile è stata l’intensità della pioggia monsonica che ci ha sorpreso a Canton: è successo nel primo pomeriggio, ci trovavamo lungo una delle arterie principali della città e improvvisamente è sceso dal cielo un muro di pioggia così fitta che il cielo si è fatto scuro. Era fine giugno, faceva un caldo soffocante, quindi non era spiacevole l’idea di prendersi una bella rinfrescata ma quella non era pioggia. Abbiamo dovuto fermarci al lato della strada non per ripararci ma perché la visibilità era ridottissima, quasi inesistente. Non parliamo dello stato delle strade, veri e propri fiumi in piena. Dopo un’ora è passato tutto. L’unica conseguenza di quell’avventura è stata che i vestiti ci hanno impiegato più di tre giorni ad asciugarsi. E sì che noi, a Venezia, l’umidità la conosciamo bene.
A Pechino ho visto un salotto pedalare. Un divano a tre posti e due poltrone viaggiavano su una bici, messi di traverso su un portapacchi adeguatamente “truccato” e disinvoltamente si muovevano per il traffico cittadino tra l’indifferenza degli altri ciclisti e la tranquillità del piccolissimo proprietario che, in piedi sui pedali, li portava orgogliosamente presso la sua magione.
In effetti le bici in Cina spesso vengono utilizzate per il trasporto merci ma anche per il trasporto di persone. Se si considera che la famiglia standard cinese è composta da padre, madre e un figlio, non c’è niente di più normale, nelle domeniche pomeriggio estive, che vedere migliaia di queste bici-riksciò con la famiglia al completo farsi un giro per il centro cittadino con il padre sui pedali e gli altri due famigliari accomodati dietro.
Robusta e pesante di conseguenza, dal sellino sempre piuttosto alto e nel complesso comodo, manubrio robusto e largo da passeggio, freni con bacchette di ferro, telaio quasi sempre del tipo-femminile, immancabile campanello-carillon da suonare, secondo i canoni mandarini, indiscriminatamente e in continuità, marca assolutamente impronunciabile e indistinguibile, modello da socialismo reale: uguale per tutti. Questo è l’identikit.
Il parcheggio di biciclette all’esterno di una sala da the a Chengdu, capitale della centrale provincia del Sichuan, era una distesa di sellini e di manubri che brillavano al sole, mentre i loro legittimi proprietari si riposavano all’interno sorbendo the bollente e cimentandosi nel gioco nazionale cinese, il go: non avevo mai visto tanti tavolieri (oltre un centinaio) in una sola volta e i giocatori, disciplinatamente e in rigoroso silenzio, disputavano le loro partite sotto due enormi rappresentazioni di Lenin che gioca a scacchi e Mao che gioca a go. Le due diverse strategie politiche per raggiungere il socialismo.
In 45 giorni di Cina non mi è mai riuscito di vedere un cicista “occidentale” in sella alla propria bici: bella forza, all’epoca non si poteva portare un proprio mezzo di locomozione, a motore o a pedali, senza permessi speciali che un turista normale non è certo in grado di procurarsi. Questa evidente ingiustizia (almeno ai miei occhi di appassionato ciclista libertario) ha rafforzato ancor più in me il desiderio di tornare in quel paese con il mio personale cavallo d’acciaio e a tal scopo ho acquistato, in quel lontano 1987, una carta stradale della Cina, grande quasi quanto un lenzuolo a una piazza, sulla quale ho progettato infinite volte, nel comodo salotto di casa, il mio personale itinerario che doveva portarmi dalla natia Venezia al lontano Oriente, lungo quella via percorsa secoli fa da quel Marco Polo che per anni è stato un tarlo nella mia mente e un modello da emulare, oltre che un autore da leggere e studiare.

E adesso pare proprio sia la volta buona!

LA NUOVA VENEZIA
CULTURA SPETTACOLI

30 aprile 2001

Lo Zen e la bicicletta. Il veneziano Alberto Fiorin sulla rotta di Marco Polo lungo la Via della Seta fermato da una stupida buca nell'asfalto

Stop a Jesolo sulla strada per Pechino

Ventisei chilometri invece di 12 mila: l'epica della sfortuna in prima persona

di Alberto Fiorin

Adesso credo di poter essere in grado di scrivere il trattato “Lo Zen e la bicicletta”, al fine di individuare la via più corretta e veloce per il raggiungimento della pace interiore nel rapporto con la pedivella. E' solo grazie a questo percorso interiore, che penso di aver individuato e che comunque è comune ad altri amanti delle due ruote, che si può giustificare una delusione incommensurabile tale da poterne rimanere sopraffatti e schiacciati. Come chiamare altrimenti la banale caduta che mi ha visto protagonista dopo 26, dico 26, chilometri dei 12.000 previsti lungo le rotte di Marco Polo, quella Via della Seta che per quasi due anni mi ha visto impegnato nell'organizzazione complessa e difficile per l'ottenimento dei visti, gli impegni burocratici, le relazioni pubbliche, i rapporti con le aziende che ci hanno supportato nella realizzazione di questa impresa unica, semplice e rischiosa assieme? E la rotta di Marco Polo si è improvvisamente trasformata nella rottura del novello Marco Polo, subito dopo la partenza in Piazza S. Marco con gran folla di amici e parenti, giornalisti, cameramen di televisioni locali e nazionali, inviati della radio australiana, autorità locali e nazionali, bandiere, vessilli. E dopo la partenza epica, ecco la caduta omerica (frattura scomposta dell'omonimo osso), appena fuori Jesolo, a suggello della lunga odissea che aspetta gli 8 ciclisti rimasti. Non era ancora trascorsa un'ora di viaggio delle oltre 800 previste e già il primo serio incidente, personalmente serissimo: una vera manna del resto per i mass-media avidi di notizie torbide e truculente. Cosa di meglio di un impavido ciclista che parte, ahilui, per Pechino e che si ferma a Jesolo?

Andature lente

E pensare che avevamo così ben programmato la nostra libertà, che in bicicletta si traduce nell'ascoltare il dolce ronzio delle ruote, nel piacere dello stare in silenzio, nel vento che accarezza i capelli, nel vorticoso turbinio di pensieri che attraversa la mente quando si sta in sella, nella soddisfazione di aver conquistato una salita, nell'ebbrezza di una discesa mozzafiato, nella geometrica bellezza di una curva ben "pennellata", nella sensazione di trovarsi costantemente immersi nella natura. E spostarsi ad andature lente, vivere il viaggio non come banale spostamento ma come momento di conoscenza e approfondimento, vedere e scambiare anche solo una battuta o un'occhiata con l'occasionale compagno: questo è per noi ciclisti, forse un po' romantici, il succo e la bellezza del rapporto col nostro cavallo d'acciaio. Ed ora questa libertà, tanto agognata nei mesi dell'organizzazione, è andata a farsi friggere e si è trasformata nel suo esatto opposto, cioè nei rigidi orari di un reparto d'ospedale, nel rispetto dei tempi di recupero, nella secca e impietosa prognosi che lascia ben poche speranze anche al più inguaribile bevitore di bicchieri mezzi pieni. E se il calice è amaro, la medicina non è certo migliore: pazienza e riposo, pazienza e riposo. E' effettivamente difficile da accettare proprio nel momento in cui sei riuscito a programmare il "viaggio della vita" fatto anche di fatica, sofferenza, sforzo: ti sei messo in quest'ottica e dopo un'ora un camice bianco ti dice “60 giorni di riposo, poi si vedrà”. E qui scatta la via Zen al ciclismo, quella che ti aiuta a prendere con filosofia anche gli aspetti di più difficile digestione. Del resto noi ciclisti un po' sciamani e tanto fachiri lo siamo per forza per stare 8 o 10 ore al giorno appollaiati sopra pochi centimetri quadrati di plastica dura e scomoda sottoponendo a uno sfregamento continuo e fastidioso la zona più delicata del corpo. Senza parlare dello sforzo, delle salite mozzafiato, delle discese "a tomba aperta", del rischio di cadute, dei pericoli della strada. E la pioggia, il vento chissà perché sempre contrario, la grandine, il sole cocente, i calli sulle mani, la bocca seccata, i crampi in agguato, le pulsazioni impazzite. E' anche questo il bello della bici, è anche a questo che si va incontro.

Il rosario

E allora comincia il rosario di: “poteva andarmi peggio”, “meglio a Jesolo che in Turkmenistan”, “così ho il tempo per raggiungerli in Cina, almeno in furgone”. Certo che questo approccio "filosofico" ogni tanto lascia spazio a dei fugaci quanto cattivi pensieri, tipici della nostra matrice occidentale e cattolica: mi sono già sorpreso a passare al vaglio tutte le persone che in questi giorni ci hanno salutato e fatto gli auguri per cercare di individuare lo "jettatore". Non è certo un atteggiamento da irriducibile illuminista... ma qualche idea me la sono fatta. Comunque, come si dice, “the show must go on”, il viaggio continua, i miei amici e compagni di avventura, una volta assorbito il colpo, hanno continuato il loro favoloso percorso di sudore, solidarietà, fatica e di pace che li porterà a valicare montagne, deserti, pianure sconfinate fino al lontano Oriente, dove spero di aggregarmi a loro per condividere la bellezza e la grandiosità di una simile esperienza. Siamo in quotidiano contatto grazie ai mezzi di telecomunicazione e quindi sono aggiornato in tempo reale su ciò che succede: continuiamo a ricevere nel nostro sito www.marcopolo2001.it decine e decine di messaggi di incoraggiamento e di incitamento e questo è certamente il miglior compagno di viaggio. Ecco, lo Zen mi fa già parlare in prima persona al plurale: il nostro viaggio continua ad essere anche e ancora mio.

VENEZIA. Poche righe d'agenzia per un sogno svanito per colpa di una buca. La “normale” notizia di una caduta dalla bicicletta. Così veniva dato, il 25 aprile scorso, l'annuncio del forzato forfait di Alberto Fiorin: “Una partenza davvero sfortunata per uno dei nove cicloamatori partiti ieri mattina con la spedizione Venezia-Pechino: il veneziano Alberto Fiorin, 41 anni, grafico pubblicitario, è caduto infatti dopo soli 25 chilometri poco prima di Jesolo per una scivolata della sua bici su un gradino d'asfalto. Fiorin è stato subito soccorso e portato all'ospedale di Jesolo. I medici gli hanno riscontrato la frattura dell'omero sinistro e la sospetta frattura di alcune costole. Quindi è stato trasportato all'ospedale di Venezia”.

IL GAZZETTINO

Sabato, 28 Aprile 2001

JESOLO La denuncia del consigliere Bison dopo la caduta di Alberto Fiorin

“Strada a rischio per i ciclisti”

Jesolo La strada delle vacanze è diventata una trappola per i ciclisti. Ne sa qualcosa il pubblicitario Alberto Fiorin : a causa di una caduta dalla bicicletta, avvenuta proprio sulla provinciale che collega Jesolo ad Eraclea, ha dovuto interrompere bruscamente il raid Venezia-Pechino. Il 25 aprile, mentre percorreva quel tratto di strada è rovinato a terra procurandosi la frattura dell'omero e varie sospette incrinazioni delle costole. Il fatto è diventato un caso, al punto che il consigliere comunale e provinciale Daniele Bison (An) ieri ha protocollato un'interrogazione che sarà discussa nella prossima seduta. Sotto accusa l'asfaltatura della strada, che ha lasciato un 'tappo' lungo il ciglio, anche agli ingressi delle abitazioni, micidiale per chi viaggia sulla due ruote, in particolare in bicicletta."Ho protocollato questa interrogazione - spiega Bison - anche perchè mi sono giunte altre proteste, oltre che per la gravità del fatto capitato a Fiorin ".Nel documento in dettaglio la spiegazione dei problemi di quella strada. "Quel tratto è stato riasfaltato recentemente, tra l'altro non è ancora stata fatta la segnaletica a terra; ma la cosa più grave è che è stato lasciato un gradino che raggiunge anche i 15 centimetri (misurati personalmente). Al bar Triangolo, dove si è verificata la caduta di Fiorin , il 'tappo' è molto alto". Chiesto l'immediato intervento."Vi deve essere l'immediata sistemazione della segnaletica e del ciglio stradale: non si possono fare i lavori e lasciarli lì, da completare. Ho chiesto, quindi, che il presidente della Provincia, Luigino Busatto, chiami Fiorin per partecipare alla prossima seduta nel corso della quale porgergli le scuse ufficiali per quello che gli è successo". Il veneziano ha già espresso l'intenzione di riprendere il raid ciclistico. "Per questo motivo - chiude Bison - nell'interrogazione ho indicato questo suggerimento: consegnare a Fiorin un gagliardetto della Provincia da portare a Pechino". Fabrizio Cibin

IL GAZZETTINO

Venerdì, 27 Aprile 2001

MARCO POLO 2001 Uno dei 9 ciclisti (con loro vi è poi il fotoreporter Dalla Pellegrina), il veneziano Fiorin, è caduto poco dopo la partenza e si è rotto un braccio

Doveva arrivare a Pechino, deve ritirarsi a Jesolo


Dispiacere e un pizzico di preoccupazione in città. Un brutto colpo, ma il raid continua, il gruppo è già in Croazia

Era preparato per resistere all'attraversamento delle steppe e delle montagne più alte del mondo, ma il suo viaggio si è concluso (almeno per il momento) dopo soli 25 chilometri. Alberto Fiorin, 41enne grafico pubblicitario, uno dei due veneziani partecipanti al raid ciclistico Venezia-Pechino, (l'altro è Alberto La Greca; vi sono poi i padovani Genesio Ballan e Nilo Simoni e i bassanesi Antonio Gonzo, Gian Maria Ferraro, Aldo Maroso , Giovanni Vidale e Antonio Toniolo), è caduto inciampando con la bici su un gradino mentre il gruppo correva nei pressi di Jesolo. Fiorin, visitato al pronto soccorso di Jesolo, ha riportato la frattura dell'omero sinistro e la sospetta incrinatura di alcune costole. “Sono molto demoralizzato - ha spiegato ieri - sognavo questo viaggio da molto tempo, ma non escludo di potermi unire al gruppo in una fase successiva”. Dopo l'incidente il gruppo ha proseguito per la sua strada, lungo la "Triestina" per concludere la prima delle 80 tappe che compongono il viaggio. Dopo un breve incontro a Duino con il sindaco e la cittadinanza, gli otto cicloamatori rimasti (con al seguito il fotografo bassanese Enzo Dalla Pellegrina) sono arrivati in serata alla loro prima destinazione, oltre confine. La notizia dell'incidente ha destato dispiacere in città ed anche un pizzico di preoccupazione. La partenza era avvenuta mercoledì da piazza San Marco. Dopo una foto ricordo, il gruppo era salito sulla motonave diretta a Punta Sabbioni per salutare Venezia dal mare, come fece sette secoli fa Marco Polo. La spedizione, patrocinata, fra gli altri, dai comuni di Venezia e Bassano, conta di arrivare a Pechino il 29 luglio, dopo aver percorso 12.000 chilometri: 100 giorni in sella alle mountain-bike. Si può seguire la marcia dei nostri pionieri su due ruote accedendo al sito Internet www.marcopolo2001.it.

L'AVVENIRE

Sui passi di Marco Polo attraverso 12 Paesi. Ogni tappa, un incontro con la gente del posto

Un Milione di pedalate di pace


Da Venezia a Pechino in bicicletta, nove ambasciatori di fratellanza
Partiti ieri, impegnati nel volontariato, esprimono il volto solidale e operoso del Veneto

Francesco Dal Mas

26 aprile 2001

HRUSEVE (Slovenia). Un milione e 200 mila pedalate di pace sotto il segno di San Marco, l'evangelizzatore. Ovvero: cento giorni in bicicletta per 12 mila chilometri, da Venezia a Pechino, lungo la Via della seta, quella di Marco Polo, per allacciare ponti di pace, dal nome dell'associazione che li progetta. I protagonisti dell'avventura sono nove ciclisti amatoriali ed un fotoreporter. Partiti da piazza San Marco, a Venezia, nel giorno della festa del santo, hanno concluso i primi 135 chilometri poco oltre il confine di Trieste, dopo una calorosa accoglienza a Duino col sindaco e la banda musicale. «Il furgone che ci accompagna è carico di messaggi di pace e di fratellanza che consegneremo ai rappresentanti dei popoli di Slovenia, Croazia, Jugoslavia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Georgia, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan e Cina», fa sapere Giovanni Moroso, 52 anni, di Bassano, sposato con tre figli, insegnante in pensione molto attivo nel volontariato parrocchiale. «Quella che vogliamo testimoniare non è una fratellanza qualsiasi, ma per tanti di noi ciclisti fonda le radici nel Vangelo, quindi significa comportamenti specifici, non solo buoni sentimenti. Divulgheremo, infatti, il progetto "1%" della fondazione "Etica ed economia" di Bassano, che impegna il consumatore a investire lo sconto dell'1% che riceve da determinati acquisti nelle aziende in rete per specifici progetti di sviluppo solidale nei paesi più poveri». Dalla Lituania al Madagascar, prossimamente al Vietnam, gli interventi sono già numerosi - con la costruzione in particolare di villaggi-impresa - e tra i volontari che hanno partecipato alla loro concretizzazione ci sono anche alcuni protagonisti dell'avventura sui pedali. «Il programma "1%" ha fra i suoi scopi principali proprio quello di sensibilizzare gli imprenditori - sottolinea il fondatore della Scuola di etica ed economia, Tullio Chiminazzo - a fare dell'impresa uno strumento di solidarietà; lo ha evidenziato anche il Papa in un recente incontro». E proprio dal Papa si recheranno in udienza, il 17 maggio, le già numerose scuole di etica ed economia attive in varie parti del mondo «che abbiamo promosso per globalizzare quei valori che sono a fondamento di uno sviluppo etico», puntualizza monsignor Massimo Magagnin, della Fondazione Centesimus annus. È lo spirito, appunto,anche di «Marco Polo 2001». Nei 12 Stati in cui faranno tappa (bivaccando sotto quattro tendine canadesi, in sacchi a pelo sistemati sopra dei semplici materassini, nella massima sobrietà), promuoveranno, la sera, specifici incontri di sensibilizzazione. «Attraverseremo aree interessate da conflitti e da crisi economiche - puntualizza Alberto La Greca, 42 anni, di Venezia, moglie e due figli, ingegnere elettronico -. Nell'anno dell'Onu dedicato al "dialogo tra le civiltà", ci presenteremo con i nostri messaggi molto semplici, convinti che verranno meglio compresi perché lo sport rappresenta un linguaggio efficace ed universale». E la bicicletta - aggiunge La Greca - «è il mezzo più lento e fragile per aiutare la comprensione di quanto vogliamo comunicare. Il ponte ideale che vogliamo tornare a gettare tra le civiltà che attraverseremo, sette secoli dopo Marco Polo, trova la sua ragion d'essere proprio nella lentezza». «La lentezza anche della contemplazione - suggerisce Giovanni Vidale, 63 anni, di Bassano, 2 figli e 5 nipotini, pensionato Enel -. La contemplazione (che mai è passività) di ambienti, storie, culture, vissuti». «Un mezzo lento come la bicicletta ci consente di stabilire - aggiunge Alberto Fiorin, 41 anni, di Venezia, moglie e un figlio, grafico pubblicitario - un rapporto e un contatto intenso con i Paesi attraversati. Questo "cavallo meccanico" è, peraltro, molto simile a quei cavalli e cammelli utilizzati dai mercanti ed esploratori europei secoli addietro lungo le vie carovaniere, le rotte commerciali polverose ed ostiche». Un'avventura tra catene montuose, lunghi deserti, fiumi, studiata in tutti i particolari per mille giorni, che appassiona, invece che intimorire i ciclisti: Antonio Gonzo, 61 anni, di Romano d'Ezzelino, pensionato Enel; Gian Maria Ferraro, 53 anni, di Bassano, commerciante; Nilo Simioni, 50 anni, di Galliera, elettricista; Antonio Toniolo, 32 anni, di Bassano; Enzo Dalla Pellegrina, 61 anni, di Bassano, fotoreporter (un sito Internet testimonierà quotidianamente con le foto la progressione dell'itinerario); Genesio Ballan, 55 anni, di Villa del Conte, imprenditore. Oltre a Moroso, Vidale, La Greca e Fiorin. La partenza, ieri mattina, alle 8.30, in piazza San Marco. L'arrivo il 29 luglio alle 18 in piazza Tien An Men.

Francesco Dal Mas

IL GAZZETTINO

Giovedì, 26 Aprile 2001

Cade e si frattura poco dopo la partenza uno dei partecipanti al raid ciclistico
La via della Cina finisce a Jesolo

Venezia Per Alberto Fiorin, uno dei due veneziani che partecipano al raid ciclistico Venezia-Pechino, la corsa si è conclusa a pochi chilometri dalla partenza. Una caduta, avvenuta nei pressi di Jesolo, ha infatti causato la frattura dell'omero e varie sospette incrinature alle costole. Il grafico pubblicitario è stato così portato all'ospedale Civile di Venezia, dove è stato curato. Avvilito per l'incidente, Fiorin comunque non demorde: una volta ristabilito, tenterà di raggiungere il gruppo. D'altronde, il raid finirà il 29 luglio dopo 12 mila chilometri.

IL GAZZETTINO

Lunedì, 23 Aprile 2001

SPEDIZIONE CICLISTICA VENEZIA-PECHINO
Anche cinque bassanesi fra i 9 cicloamatori che pedaleranno lungo i dodicimila chilometri della "Via della seta"

Il messaggio di pace parte dal Ponte degli Alpini


Dopo le fotografie di rito il drappello ha affrontato il prologo sino in laguna dove mercoledì, da piazza San Marco, sarà dato il via ufficiale

Bassano (G.A.) Un centinaio di persone hanno presenziato sabato mattina a Palazzo Correr di Venezia, alla presentazione della spedizione ciclistica Venezia-Pechino che dal 25 aprile al 29 luglio porterà una decina di cicloamatori lungo i dodicimila chilometri della "Via della seta". Organizzatrice è l'Associazione "Ponti di Pace" presieduta da Aldo Maroso che ha trovato la collaborazione della Fondazione "Etica ed Economia" di San Zeno la quale, per parola del suo presidente Gino Eger, anch'egli a Venezia per la prestigiosa vernice, ha trovato in quegli amici amanti del pedale, degli originali portatori delle iniziative di pace e fratellanza che la Fondazione si pone, inserendoli di buon grado nell'ambizioso progetto di "Globalizzazione della soidarietà". Eger è stato preceduto negli interventi da Andrea Ferrazzi, assessore provinciale alla cultura per il quale "la spedizione ciclistica ha il sapore di una sfida culturale ben radicata nella storia di Venezia, ma che porta ad un futuro di solidarietà con i Paesi dell'Est europeo e dell'Oriente". Anche per Michele Mognato, assessore allo sport in laguna, questo connubbio tra sport e cultura non potrà che regalare molte soddisfazioni ai partecipanti ma alle stesse Istituzioni. Quindi è stato il turno del consigliere regionale Massimo Cacciari il quale ha manifestato la sua pubblica invidia per il manipolo di fortunati corridori: "Fortunati perchè hanno tempo: in una società che predilige ed addita come modelli quanti non hanno tempo, tanti sono gli impegni quotidianamente in agenda, bisognerebbe riscoprire e rivalutarlo, il tempo, sapendosi concedere momenti di crescita interiore come quelli che attendono la spedizione in partenza". Dal bassanese è intervenuto Simone Manocchi. Il vice sindaco di Cassola, dichiaratosi appassionato ciclista con i suoi 12.000 chilometri all'anno sulle pedivelle, non riusciva ad immaginare come macinarne altrettanti in meno di tre mesi. "I rapporti un pò cambiano" ha detto commentando il paragone. E da Venezia a Pechino i rapporti non potranno che cambiare spesso per i bassanesi Aldo Maroso , Antonio Gonzo, Gian Maria Ferraro, Giovanni Vidale, Antonio Toniolo; i padovani Nilo Simoni e Genesio Ballan ed i veneziani Alberto Fiorin ed Alberto La Greca che affronteranno la spedizione sotto l'obiettivo esperto del fotografo bassanese Enzo Dalla Pellegrina. Intanto ieri mattina, alle 8.30, dal Ponte degli Alpini partenza del prologo Bassano-Venezia da dove la spedizione partirà ufficialmente mercoledì 25 aprile da Piazza San Marco.

IL GAZZETTINO

Domenica, 22 Aprile 2001

Partiranno mercoledì per una biciclettata di 12 mila km
Nove ciclisti a Pechino sulle orme di Marco Polo

Da Venezia a Pechino in bicicletta nel nome della pace, per un percorso di quasi 12.000 chilometri, lo stesso compiuto circa sette secoli fa da Marco Polo. E proprio al più noto viaggiatore veneziano di tutti i tempi è dedicata l'impresa "Marco Polo 2001. Avventura di pace", presentata ieri a Ca' Corner sede della Provincia sponsor assieme a Regione e Comune di Venezia, Camere di commercio italiane all'estero, Comune di Bassano del Grappa e Fondazione "Etica ed economia". Da quest'ultima, la promozione del progetto "1\%", il cui scopo è portare aiuti al Terzo mondo e che sarà diffuso nei paesi toccati dalla spedizione. Nove ciclisti di già provata esperienza dell'associazione "Ponti di pace", tra cui i due veneziani Alberto Fiorin e Alberto La Greca, più un fotoreporter che documenterà le diverse e complesse fasi del viaggio, partiranno da Venezia il prossimo 25 aprile, per giungere a Pechino, secondo la tabella di marcia, il 29 luglio. Le tappe intermedie porteranno i ciclisti attraverso Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan. Dopo i saluti dell'assessore provinciale alla cultura Andrea Ferrazzi, che ha sottolineato il messaggio di solidarietà dell'operazione, e dell'assessore comunale allo sport Michele Mognato ("lo sport non è fatto solo di scandali ma anche di imprese sentite"), il consigliere regionale Massimo Cacciari ha tracciato un'applaudita apologia della bicicletta, "mezzo apparentemente arcaico" tramite cui contrastare l'endemica mancanza di tempo odierna. Assai emozionati in sala i nove partecipanti (il più anziano dei quali ha ben 63 anni), capitanati dal direttore tecnico Aldo Maroso, che non ha negato le difficoltà previste, tra cui strade dissestate e il forte caldo. Le vicende del gruppo si potranno seguire quotidianamente tramite il sito Internet appositamente allestito:

www.marcopolo2001.it. Riccardo Petito

QUI ITALIA

Aprile 2001

Da Venezia a Pechino sulle orme di Marco Polo


di Andrea Pietrosanti

Una singolare e benefica iniziativa, patrocinata dalla Regione Veneto, sta per partire dalla città di Marco Polo. Nove ciclisti alla volta dell’oriente per portare un messaggio di pace e fratellanza. L’associazione “Ponti di Pace”, infatti, è quasi pronta a salutare i suoi militanti i quali, muniti di mountain bike, computer portatile e telefono satellitare, il 25 aprile prossimo verso la capitale della Cina, Pechino. L’obiettivo è quello di portare stabilire un ponte simbolico di solidarietà soprattutto con le zone che sono ancora teatri di guerra ed in gravi condizioni di crisi economica. E così, esattamente 730 anni dopo la partenza di Marco Polo il quale, dopo un viaggio di oltre trenta mesi, arrivò dall’imperatore dei mongoli, il Gran Khan Qubilai, questi intrepidi esploratori dei giorni nostri giungeranno, il 29 luglio, nella capitale dello stato più popoloso d’oriente. Oltre allo spirito d’avventura e di solidarietà, c’è in questi uomini il desiderio di confrontarsi con culture differenti, apparentemente molto lontane da quelle occidentali e, forse per questa ragione, ancor di più affascinanti e seducenti. L’incontenibile voglia di conoscere, di esplorare e di dialogare porterà questi nostri connazionali a “pedalare” (è proprio il caso di dirlo) attraverso percorsi ricchissimi di suggestioni storiche. Il gruppo, completamente maschile e con un’età media che si aggira intorno ai cinquant’anni, non è nuovo ad iniziative di questo tipo: nel 1989, infatti, sempre partendo da Venezia, ha raggiunto Mosca, allora ancora capitale dellâUnione Sovietica ed ora è pronto a cimentarsi in questa nuova impresa. Si stanno ultimando i preparativi: i messaggeri di pace sono alla ricerca di un medico che li accompagni in questa singolare esperienza, dopo di che si partirà per un viaggio lungo 100 giorni, che li vedrà percorrere una media di 150 chilometri giornalieri, il tutto in nome della solidarietà.

LA NUOVA VENEZIA

31 marzo 2001

AGENDA

In bicicletta da Venezia a Pechino per solidarietà


Otto atleti partiranno il 25 aprile dalla laguna, saranno in Cina il 29 luglio

Un ingegnere elettrotecnico, un grafico pubblicitario, un commerciante, un elettricista, tre pensionati, un fotografo, un impiegato. Non è il cast della nuova edizione del Grande Fratello televisivo, ma il gruppo di ciclisti che si appresta a compiere un'impresa storica: andare in mountain bike da Venezia a Pechino, pedalando per oltre tre mesi fino a percorrere quasi 12 mila chilometri attraverso 13 Stati. L'impresa si chiama “Marco Polo 2001” e già dal nome non nasconde uno degli obiettivi di fondo: riproporre, a sette secoli di distanza, l'avventura dell'esploratore veneziano che giunse alla corte del Kublai Khan nel mitico Catai. Ma oltre all'elemento sportivo e di tenuta fisica, preponderante è lo scopo umanitario della missione: portare il messaggio della Fondazione “Etica ed economia” di Bassano del Grappa, e in particolare quello sotteso al progetto “1%”: coinvolgere tutte le imprese nella donazione ad opere di solidarietà internazionale dell'un per cento della spesa dei consumatori. L'iniziativa è stata presentata ieri mattina nella sede della Fondazione “Etica ed economia”, a S. Zeno di Cassola (Vicenza). Aldo Maroso, portavoce dei ciclisti ed esponente dell'associazione “Ponti di pace” promotrice dell'iniziativa, ha spiegato l'origine dell'idea, che risale al 1989, quando un precedente raid ciclistico da Venezia alla Piazza Rossa di Mosca entusiasmò a tal punto i partecipanti da indurli a pensare di ripetere l'esperienza in forma ancora più spettacolare. Ecco quindi che otto appassionati della bicicletta - in parte dell'area bassanese e in parte veneziani, come Alberto Fiorin e Alberto La Greca - più un sostenitore motorizzato, prenderanno il via da Bassano il 22 aprile per trasferirsi a Venezia e da qui partire, il 25 aprile, alla volta della capitale della Cina, dove arriveranno il 29 luglio. Dopo l'Italia, transiteranno per Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Georgia, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Cina. In programma un'ottantina di tappe, ognuna di 150 chilometri in media. L'assetto tecnologico della spedizione è invidiabile: a parte alcune novità tecniche sulle mountain bike (un reggisella evoluto che proprio la spedizione “Marco Polo 2001” testerà prima dell'immissione sul mercato), la carovana avrà al seguito un furgone dotato di due personal computer portatili utilizzabili con linea Gsm. I ciclisti saranno seguiti da un fotoreporter che realizzerà, con telecamera e fotocamera digitale, immagini da inserire di volta in volta nel sito www.marcopolo2001.it, che raccoglierà anche il diario di viaggio dei pedalatori.

GIORNALE DI VICENZA

Sabato 31 Marzo 2001

Ciclismo . Nove uomini attraverso 13 Stati da Bassano alla capitale della Cina

A Pechino in mountain bike


In 100 giorni 12 mila chilometri per la solidarietà

Un ingegnere elettrotecnico, un grafico pubblicitario, un commerciante, un elettricista, tre pensionati, un fotografo, un impiegato. Non è il cast della nuova edizione del Grande Fratello televisivo, ma il gruppo di ciclisti che si appresta a compiere un'impresa storica: andare in mountain bike da Venezia a Pechino, pedalando per oltre tre mesi fino a percorrere 12 mila chilometri attraverso 13 Stati. L'impresa si chiama "Marco Polo 2001" e già dal nome non nasconde uno degli obiettivi di fondo: riproporre, a sette secoli di distanza, l'avventura dell'esploratore veneziano che giunse alla corte del Cublai Khan nel mitico "Catai". Ma oltre all'elemento sportivo, preponderante è lo scopo umanitario della missione: portare in un'ampia porzione del pianeta il messaggio della Fondazione "Etica ed Economia", e in particolare quello sotteso al progetto "1%": coinvolgere tutte le imprese nella devoluzione, ad opere di solidarietà internazionale, dell'un per cento della spesa dei consumatori. Un meccanismo che lega il suo successo alla diffusione più capillare possibile. I dettagli dell'operazione sono stati presentati ieri mattina nella sede operativa della Fondazione "Etica ed Economia", a San Zeno di Cassola. Il giornalista Antonio Finco ne ha rimarcato la peculiarità di coniugare sport e cultura alla solidarietà. Il direttore della Fondazione, Tullio Chiminazzo, ha rilevato come "Marco Polo 2001" si ponga anche come collante fra culture diverse e per questo rientri in un programma più ampio che è stato ribattezzato "Iniziative di pace e fratellanza tra i popoli" e che mira ad unire il Nord e il Sud del mondo. Aldo Maroso, portavoce dei ciclisti ed esponente dell'associazione "Ponti di pace" promotrice dell'iniziativa, ha spiegato invece l'origine dell'idea, che risale addirittura al 1989, quando un precedente raid ciclistico da Venezia a Mosca entusiasmò a tal punto i partecipanti da indurli a pensare di ripetere l'esperienza in forma ancora più spettacolare. Ecco quindi che otto appassionati della bicicletta - in gran parte bassanesi e due veneziani -, più un sostenitore motorizzato, prenderanno il via da Bassano il 22 aprile per trasferirsi a Venezia e da qui partire, il 25 aprile, alla volta della capitale della Cina, dove arriveranno il 29 luglio. Dopo l'Italia, transiteranno per Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Georgia, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Cina. In programma ci sono un'ottantina di tappe, ognuna delle quali consterà in media di 150 chilometri. Le maggiori incognite sono legate agli agenti atmosferici che potrebbero ritardare la tabella di marcia; le condizioni relative alla sicurezza di alcuni Paesi attraversati, specie con la prospettiva di dover dormire in mezzo alla steppa sotto una tendina canadese; la percorribilità di alcune arterie cinesi che, pur importanti, sono sottoposte spesso a lavori di manutenzione e costringono a dispersive e faticose deviazioni. L'assetto tecnologico della spedizione è invidiabile: a parte alcune novità tecniche sulle mountain bike (in particolare un reggisella evoluto che proprio la spedizione "Marco Polo 2001" testerà prima dell'immissione sul mercato), la carovana avrà al seguito un furgone dotato di due personal computer portatili utilizzabili con linea Gsm e, ove manchi il segnale, ricorrendo al telefono satellitare. I ciclisti, infatti, saranno seguiti da un fotoreporter che realizzerà, con telecamera e fotocamera digitale, immagini da inserire di volta in volta nel sito www.marcopolo2001.it, che raccoglierà anche il diario di viaggio dei pedalatori, inviato tramite e-mail quotidiane. Su un sito in fase di allestimento sarà aperto un forum tra tutti coloro che desiderano dialogare coi protagonisti e scambiarsi impressioni fra loro. Alcune scuole del Bassanese seguiranno attentamente il viaggio di circa cento giorni e lo trasformeranno in un metodo alternativo, e più leggero delle normali lezioni, per studiare la geografia, la storia, le vicende politiche degli Stati percorsi fra Italia e Cina. Al ritorno degli "eroi" - che meritatamente si avvarranno di un volo aereo -, saranno allestite mostre fotografiche e montati filmati video per documentare l'avventura. Alessandro Zaltron © Copyright 2001, Athesis Editrice S.p.A. - Tutti i diritti riservati - [Credits]

GAZZETTINO

Sabato, 31 Marzo 2001

Otto avventurosi sportivi (non solo bassanesi) impegnati in un raid solidale lungo 12 mila chilometri

Bassano (M.Z.) Sulle orme del viaggiatore veneziano Marco Polo un gruppo di otto atleti sta compiendo un'impresa che ha dell'inverosimile: in sella alla loro mountain bike, attraverseranno Europa ed Asia per raggiungere in tre mesi Pechino, capitale della Cina. Un'iniziativa organizzata dall'associazione "Ponti di Pace" che ha lo scopo di contribuire al dialogo fra i popoli e alla diffusione della solidarietà internazionale e della pace. La spedizione porterà dunque otto persone a percorrere in bici 12.000 chilometri lungo la via della Seta, con partenza da Venezia e arrivo a Pechino dopo tre mesi di pedalate (25 aprile-29 luglio) attraverso Italia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kyrghyzstan, Kazakistan e Cina.. L'impresa "Marco Polo 2001" è stata presentata alla scuola di Etica ed economia di S. Zeno di Cassola. L'interesse della spedizione non è solo quello della componente sportiva e avventurosa bensì storico e culturale: lungo un percorso ricco di suggestioni i ciclisti saranno i messaggeri di solidarietà internazionale, in quanto porterano fino alla Cina il Progetto "1\%" della fondazione "Etica ed Economia". “L'idea è sorta ad un nostro carissimo amico ancora una decina di anni fa - ha spiegato Aldo Maroso, ciclista e direttore tecnico -. Poi è stata abbandonata per un po' finchè un giorno è riemersa e l'abbiamo presa seriamente in considerazione. A questo punto mi sento di dire che è stato un impegno improbo, con uno sforzo organizzativo che a volte è andato oltre alle nostre possibilità. Ora però siamo pronti e a fronte di chi ancora è scettico mi sento di rispondere che almeno quattro di noi arriveranno alla fine. In un modo o nell'altro ci arriveranno. Anche a rispetto delle nostre età anagrafiche, sulle quali qualcuno ha ironizzato che più che un furgone ci vorrebbe un'ambulanza, mi sento di dire che è un'impresa alla nostra portata perché pedaleremo una media di 150 km al giorno e senza l'ansia della prestazione”. Ricordiamo che i componenti del gruppo sono Enzo Dalla Pellegrina, 61 anni, fotoreporter e autista del furgone che accompagnerà la spedizione, Gian Maria Ferraro (53 anni, commerciante), Alberto Fiorin (41 anni, grafico pubblicitario), Antonio Gonzo (61 anni, pensionato Enel), Alberto La Greca (42 anni, ingegnere elettrotecnico), Aldo Maroso (52 anni, insegnante in pensione), Nilo Simioni (50 anni, elettricista), Antonio Toniolo (32 anni, ragioniere) e Giovanni Vidale (63 anni, pensionato Enel). L'afflusso di notizie verrà quotidianamente assicurato dal sito Internet www.marcopolo2001.it il quale riporterà il diario di viaggio e bellissime fotografie scattate dal reporter. IL GAZZETTINO

Martedì, 13 Marzo 2001

Da Bassano alla Cina: 12mila kilometri

I maratoneti della bici cercano un medico

Bassano (L.L.) Dal Ponte di Bassano alla Cina in bicicletta, pedalando per tre mesi. Dodicimila chilometri di strada per ripercorrere, sette secoli dopo, le orme di Marco Polo, anche se il celebre viaggiatore veneziano non aveva né biciclette né camper al seguito con telefono satellitare. La carovana bassanese-veneziana partirà il 25 aprile alla volta di Pechino, protagonista di un'avventura degna di essere immortalata in un "Milione" contemporaneo. Le cifre della spedizione sono da Guinness: 105 giorni di viaggio, un centinaio di chilometri al giorno a buona andatura, tredici Paesi da attraversare, rush finale lungo l'emozionante via della Seta. Protagonisti otto ciclisti e un fotoreporter, 50 anni di media, capeggiati dal bassanese Aldo Maroso che fungerà da direttore tecnico, tutti componenti dell'associazione "Ponti di pace". Questa spedizione in Cina, ideata dalla Fondazione "Etica ed economia" di Bassano, nasce dalla volontà di portare una testimonianza di solidarietà alle popolazioni che vivono le drammatiche conseguenze delle guerre e delle crisi economiche: vedi il Turkmenistan, l'Uzbekistan o la stessa Cina. Un'iniziativa importante, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Venezia e pure la benedizione del papa, che ha augurato "buona riuscita a questo bel progetto di solidarietà internazionale". Furgone super tecnologico: telefono satellitare, computer e modem per il collegamento a Internet con cui effettuare l'aggiornamento quotidiano al sito che permetterà ad amici e appassionati di seguire passo per passo le vicende della carovana: www.marcopolo2001.it. Unico elemento mancante, un medico: “Se c'è qualcuno disponibile, si faccia avanti”.

GIORNALE DI VICENZA

Mercoledì 21 Febbraio 2001

Cento giorni in bicicletta attraversando tredici Stati Da Venezia a Pechino sulla via di Marco Polo nel segno della pace

Da Venezia a Pechino, sulle orme di Marco Polo, nel nome della pace. É questo l’ambizioso progetto dell’associazione “Ponti di pace” che porterà dieci bassanesi (otto ciclisti e due autisti), attraverso tredici stati ed un percorso di 12 mila chilometri, in Cina. Il tour è stato studiato nei minimi particolari e scatterà il 25 aprile dalla città lagunare. “Partendo da Venezia - spiegano i promotori dell’iniziativa - la spedizione “Marco Polo 2001” si propone di arrivare alla capitale della Cina lungo quel percorso praticato sette secoli fa dal celebre viaggiatore e ricercatore veneziano. Un percorso ricco di suggestioni storiche, essendo stato crocevia di mondi e di culture diverse, basilari per lo sviluppo e la civiltà dell’uomo. Il mezzo che è stato scelto per compiere questa grande avventura è la bicicletta, quello certamente più ecologico e nello stesso tempo “lento” che consente quindi di stabilire un rappoto intenso con le persone con cui si entra in contatto. Si tratta di una prima assoluta a livello mondiale, almeno in queste forme e in questi tempi”. I componenti la spedizione dell’associazione “Ponti di pace” saranno messaggeri di concreta solidarietà grazie alle precedenti e notevoli esperienze ciclistiche alle quali hanno partecipato. Fra le più importanti: Venezia-Mosca nell’89, per un messaggio di pace e di amicizia con il popolo russo e con le genti colpite dal disastro di Chernobyl; “Europa unità dalla solidarietà: da Bologna a Czestochowa”, attraverso la mitteleuropa, nel ’96; “In bici verso il terzo millennio” da Bassano a Roma nel ’98 per unire Nord e Sud. I “viaggiatori” che affronteranno il difficile tragitto attraverso Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan e Cina, sono Aldo Maroso, che fungerà anche da direttore tecnico, Alberto Fiorin, responsabile relazioni esterne; Antonio Gonzo, Giovanni Vidale, Gian Maria Ferraro, Alberto La Greca, Nilo Simioni, Luigi Fabris, Antonio Toniolo, ed Enzo Dalla Pellegrina, il noto fotografo bassanese che realizzerà un ampio reportage fotografico e, nello stesso tempo, darà una mano ai ciclisti guidando uno dei furgoni che accompagneranno il gruppo. Cento giorni durerà il viaggio. L’arrivo a Pechino è previsto infatti il 29 luglio. “La scelta di dare il via alla spedizione il 25 aprile - spiegano gli organizzatori - non è per niente casuale. Il 25 aprile, infatti, si celebrano l’anniversario della Liberazione e la festa di S. Marco, patrono di Venezia. Inoltre, il 2001 segna l’effettivo inizio del terzo millennio ed è stato proclamato dall’Onu “Anno del dialogo fra le civiltà”. Sotto un’egida così pertinente e di fronte ad un appuntamento tanto importante, la spedizione “Marco Polo 2001” assume un valore di grande significato umano e simbolico”. Un valore riconosciuto dalla Fondazione “Etica ed economia - universitatis Bassanensis schola de negotiis gerendis” che ha deciso di patrocinare assieme al Comune di Venezia, la spedizione.

LA NUOVA VENEZIA

domenica 10 dicembre 2000

CRONACA

Da Venezia a Pechino in bici L'impresa che compiranno otto spericolati viaggiatori guidati dal grafico Alberto Fiorin, sulle orme di Marco Polo 12 mila chilometri da percorrere in quattro mesi con partenza il 25 aprile 2001 VENEZIA. Da Venezia a Pechino in bicicletta toccando anche Istanbul, Trebisonda, Bukara, Samarkanda, le mitiche tappe della via della seta e dei famosi viaggi dell'antica famiglia di mercanti veneziani dei Polo. E' questo il sogno covato da tanti anni da Alberto Fiorin, grafico con la passione della bici, che da mesi sta preparandosi alla straordinaria impresa insieme ai suoi compagni di viaggio: i veneziani Alberto La Greca e Nico Mazzon ed i bassanesi Aldo Maroso, Antonio Gonzo, Giovanni Vidale, Gian Maria Ferraro, Nilo Simoni ed Enzo Dalla Pellegrina. Già a 14 anni - racconta Fiorin, uno che sul comodino tiene il Milione e il resoconto della Parigi-Pechino in auto compiuta ai primi del '900 da Luigi Barzini - avevo cominciato a studiare i tragitti possibili per raggiungere Pechino ed ora finalmente sono pronto ad affrontare quest'avventuraÈ. E che di avventura si tratti non c'è ombra di dubbio visto che lungo i 12 mila chilometri previsti per arrivare nella capitale cinese, i 9 ciclisti dovranno attraversare deserti, valicare vette di 3 mila metri, sopportare 21 ore di traghetto sul Mar Caspio e soprattutto superare le vischiose maglie burocratiche delle 12 diverse frontiere che incontreranno sul loro cammino. “Sì - spiegano - ottenere i visti per entrare nelle repubbliche ex sovietiche (Georgia, Azerbaijan, Turkmenistain, Uzbekistan) si sta rivelando uno dei maggiori ostacoli prima della partenza, prevista per il 25 aprile”. Il giorno di San Marco in corte del Milion, non ci poteva essere data e luogo più adatto per arricchire di antiche suggestioni l'affascinante viaggio. “Ma noi porteremo in Cina un messaggio di pace perché il 2001 è stato proclamato dall'Onu "Anno del dialogo fra le civiltà", e poi - spiega Fiorin che pedalerà con la bandiera di San Marco - la spedizione è un modo per diffondere nel mondo il Progetto 1 per cento, ideato dalla Fondazione"Etica ed Economia", un'iniziativa che mira a sensibilizzare gli imprenditori a fare delle loro aziende uno strumento di solidarietà consentendo al consumatore di destinare l'1 per cento di ogni acquisto a progetti di sviluppo per i paesi poveri”. Scortati da un pullmino i 9 non più giovanissimi ciclisti membri della spedizione Marco Polo 2001 raggiungeranno Pechino dopo 96 giorni, soste comprese, pedalando per 150 chilometri al giorno, collegati quotidianamente alla rete (www.marcopolo2001.it) attraverso computer e telefono satellitare. “Siamo un gruppo affiatato - dice ancora Fiorin - e nell'89 in bicicletta abbiamo fatto Venezia-Mosca, per portare un messaggio di pace al popolo russo dopo Cernobyl.